Due sono gli aspetti da sempre universalmente riconosciuti dell’intera produzione di Schnitzler: il suo sguardo analitico sull’Austria fin de siècle e il suo rapporto con la psicanalisi. Qualsiasi tentativo di approccio alla sua produzione, sia essa teatrale che narrativa, che non tenesse conto del contesto storico-sociale di cui letteralmente si nutre l’intera opera schnitzleriana risulterebbe, se non inutile, quantomeno superficiale e scevro di ogni possibile comprensione concettuale. Anche nelle sue meno note Novelle, introvabili in italiano da decenni, lo scrittore austriaco, autore di Doppio Sogno – romanzo breve da cui Stanley Kubrick ha tratto il suo ultimo film «Eyes Wide Shut» – mette in gioco la sua conoscenza (anche personale) con Freud e della psicanalisi e si dimostra un profondo indagatore dell’animo umano, dimostrando la sua ineguagliata grandezza.
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